Il fungo dell’Amiata è un prodotto naturale del bosco, insieme ad altri frutti del sottobosco come le fragole e i lamponi. La sua ricerca rappresenta un’attività secolare degli abitanti del Monte Amiata: già nel XVII secolo, come ci racconta Gherardini, a Castel del Piano si raccoglievano i funghi per portarli a dorso d’asino fino alla città di Siena. In tempi più recenti diverse aziende si sono specializzate nella lavorazione e trasformazione di questo profumato frutto del sottobosco che costituisce la base di alcuni prelibati piatti locali. Con l’intento di certificare e valorizzare la qualità di questo prodotto si è ottenuta la indicazione geografica protetta (IGP) per il fungo del Monte Amiata che comprende diverse varietà di Boletus. 

Quattro sono i tipi di porcini che si trovano in zona: il Boletus reticulatus, caratterizzato dal profumo fresco e localizzato sotto la quercia o il castagno; il Boletus aereus, dal cappello vellutato, localizzato pure sotto la quercia o il castagno; il Boletus pinicola, dal cappello molto scuro e dalla crescita esplosiva che può superare il mezzo chilo di peso: è il più ricercato sull’Amiata e si può trovare sotto il faggio o il castagno, ma in prevalenza sotto il castagno; e infine il classico Boletus edulis, che si trova ai piedi del faggio ed è l’ultimo a chiudere la stagione dei funghi: seccato, mantiene un profumo eccezionale anche per più di un anno. Oltre ai porcini, si raccolgono il giallarello, il verdone, i cucchi, i pinaroli, le famigliole, le paiciole e decine di piccoli, gustosissimi funghi il cui utilizzo caratterizza la squisita zuppa di funghi amiatina